martedì 5 marzo 2013

il richiamo della vita quotidiana

in molti* mi chiedono di tornare a dire qlcsa dell'Australia e della vita quotidiana qui
(* ovviamente non è vero, ma pare che millantare richieste di intervento sui temi più disparati sia un'ottima tecnica per attivare l'attenzione. tra l'altro è un espediente abusato da ben noti mitomani-sedicenti-costituzionalisti dei social network e lo stato in cui versa il dibattito sul post-elezioni dimostra, drammaticamente, che c'è chi li ascolta)
magari però, almeno il buon Sacco, apprezzerà...

cmq, per dire la mia sugli australiani, la migliore definizione che mi viene in mente è che siano degli anglosassoni anomali. per alcuni versi un misto tra UK e US riveduto e corretto, un po' più elementari nei meccanismi di funzionamento e un po' meno fenomeni nel rapporto con il resto del mondo. ecco, sanno che stanno bene, ma non si illudono di essere il faro della civiltà mondiale. non hanno pretese egemoniche su alcunché (e del resto gli aborigeni li hanno già sapientemente fatti fuori per tempo) e si godono un territorio grande come gli USA continentali, abitato però da un numero di individui pari a quelli che della sola Shanghai (che pochissimi non sono, ma insomma, la densità di popolazione è vicina a quella della Mongolia).

cmq, si diceva "anglosassoni" perché:
- parlano inglese (o, almeno, qlcsa che loro ritengono lo sia: le vocali sono marcatissime e se sei distratto sembra quasi che suoni simile a un italiano un po' meno musicale);
- guidano a sinistra con il volante a destra (e, tra l'altro, con tutti i comandi invertiti: le frecce si mettono con la mano dx e i tergicristalli si azionano con la sx; il volume dell'autoradio è a dx e il tuner a sx... aiuto!). tra l'altro, devono essere consapevoli che si tratti di una cosa altamente contronatura, tanto che la strada è disseminata da cartelli "drive on left in Australia"... o sono troppo cortesi con i turisti, o si sbagliano anche loro
- mangiano uova a colazione e non cucinano a casa praticamente mai
- mettono la moquette davvero dovunque
- il sabato mattina giocano a cricket (e nonostante una buona mezzora di osservazione, confermo di non capirci nulla, neanche chi stava in squadra con chi)
- rifiutano pervicacemente le virtù del miscelatore per i lavandini 
- nel we si ubriacano come le merde
- partecipano anche loro al complotto mondiale per l'eliminazione del piano terra (complotto del quale è complice anche MammaLUISS, per la verità)

quindi sicuramente anglosassoni, ma "anomali" perché:
- hanno il sistema metrico decimale (metri, kilogrammi, gradi Celsius, ...)
- la corrente a 220V (deo gratias)
- non sono affatto ossessionati dalla privacy
- usano ancora i contanti in modo abbastanza diffuso
- hanno abitudini alimentari sorprendentemente sane e varie, almeno nel senso che la frutta e la carne sono ottime (e non di plastica come negli USA), abbondano i prodotti biologici e hanno a disposizione una varietà di cucine asiatiche e del resto del mondo davvero invidiabili

andrebbe fatta qualche considerazione sulla lingua o sulle espressioni ricorrenti. su questo il blog del periodo in Florida era di certo molto più accurato.
direi però no worries. già, no worries. qualunque cosa capiti nella vita, dalla richiesta di un cappuccino a una temperatura che non dilapidi immediatamente il patrimonio di mucose orali, al bancomat che si mangia la tua carta (mapòrcaputtàna!), la risposta è solo una: no worries. alle volte verrebbe da rispondere con un prosaico "se, il cazzo!" (oddio sto eccedendo con il torpiloquio: siamo già a questo punto nell'Italia di Grillo?), però è rassicurante sentirli. Severgnini lo aveva detto (prima che diventasse stucchevole leggerlo). gli australiani affrontano la vita così
meno piacevole è quel "seee yAAAA!" che ti accompagna mentre esci da un negozio. stridulo, decisamente, quasi da unghie sulla lavagna.
utile appendice (specie per la cugina, che è appassionata al tema): probabilmente i libri di inglese su cui abbiamo studiato a scuola sono scritti da australiani. è la prima volta che sento usare la parola bathroom per identificare il bagno (anche se, "amico mio, il mondo è tutto un cesso"), senza ricorrere alle declinazioni yankee di washroom o britanniche di loo che tanto ci hanno fatto penare nei momenti dei bisogni.

altre cose da segnalare? uhm vediamo...
il mistero dello zucchero. sarebbe il paradiso di mio nonno. noto per la sua totale avversità a qualsiasi lavoro domestico, pare che quando mia nonna gli portava il caffè appena fatto, fosse solito fissarla in attesa dell'agognato cucchiaino e mezzo di dolcificante. a quel punto, quasi a rivendicare il diritto a un sorso bollente e privo di intermediazioni proprie, aggiungeva "e non me lo giri?" (applausi a scena aperta, tipo quelli meritati da Angela Lansbury - ! - a Sydney sabato sera). cmq, tornando a noi, qui lo zucchero va richiesto al momento dell'ordine, ce lo mettono loro e - meravigliosamente - te lo girano pure. se però dimentichi di chiederlo, sei perduto. nei locali diversi da Starbucks non si trova. se provi a intervenire ti bacchettano. non è igienico riaprire il caffè una volta che te l'hanno messo in mano.

gli orari. non si ammazzano affatto di lavoro. alle 5 e qlcsa l'università sembra l'assemblea fondativa di un movimento di centrodestra alla quale non sono arrivati gli autobus dei pensionati in gita. pranzano che io non ho ancora digerito la colazione ma la sera, almeno a Melbourne, si cena tranquillamente fino alle 9.

il costo della vita (tema da sempre caro al da sempre caro Lombardi). punto dolente. peggio di quanto ci si possa aspettare. considerando che, al momento, il cambio è più o meno 5€=6$AUS, un caffè non costa meno di 3.20$, un quotidiano 2$, l'abbonamento settimanale al tram (fondamentale, viste le distanze) 35$, una birra 9$, un volo interno di sola andata 130$, una cena discreta sui 35$. 

1 commento:

  1. Picciri con queste ottimizzazioni per tutti i supporti ti stai evolvendo da bestia rara a mostro sacro del web... Fidati che è un complimento

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